sabato 26 maggio 2012

Natura Morta


Frantz Loriot
Sean Ali
Carlo Costa

Promnight Records


Gruppo e album portano lo stesso nome: Natura Morta; come gruppo sono un trio, Frantz Loriot, viola; Sean Ali, contrabbasso; Carlo Costa, batteria. Hanno base a Brooklin, New York dove il 27 gennaio di quest’anno hanno inciso un cd-r pubblicato lo scorso 15 marzo con quattro brani che loro definiscono “un’esplorazione di strutture musicali e di relazioni che scaturiscono da un’improvvisazione essenzialmente acustica”. E’ già chiaro da questo l’ambito in cui il trio si muove. D’altronde tutto ciò non può essere una sorpresa per chi conosce già il batterista romano Carlo Costa, da anni residente negli Stati Uniti o il violinista Frantz Loriot già componente il gruppo Baloni. In più se siete abituali frequentatori di questo blog avrete senz’altro letto le recensioni di Saturnismo del trio Minerva di cui è leader Costa e di Fremdenzimmer del trio Baloni di cui è invece componente Loriot è quindi avrete già un’idea dei percorsi musicali che amano intraprendere i nostri. In questo album però ci si spinge oltre l’immaginabile perché l’esplorazione compiuta dal trio esclude già a priori ogni ricorso a qualsiasi forma di estetica musicale per lasciare spazio ad un esercizio di ricerca e condivisione di suoni inusuali scambiabili, volontariamente o involontariamente, per rumori prodotti usando ogni strumento in modo altrettanto inusuale o ancora carpendo da questi, con metodi e tecniche di preparazione alternative degli stessi strumenti, sonorità esclusive  senza alcun utilizzo di apparecchiature elettroniche. Il tutto in una logica di assonanze di tonalità e ritmi da cui è impossibile prescindere. Il risultato è una sorta di suite  divisa in quattro parti che trasporta in un ambient dai colori grigio-metallo e dalle sonorità incredibilmente assimilabili ai rumori di una metropoli dei giorni nostri. La relazione instaurata dal trio è intensa per tutta la durata della suite, che supera di poco i trenta minuti nell’arco dei quattro brani, e alla fine ci si rende conto di trovarsi  ad ascoltare un’opera coraggiosa, estrema e che anticipa il futuro della musica creativa.



 

venerdì 25 maggio 2012

Secondo Gradino

Quartetto Terrestre

nusica.org

 

La seconda produzione dell’etichetta nusica.org è già on line e vede impegnato l’inedito Quartetto Terrestre formato da Alessandro Fedrigo al basso acustico, Giancarlo Bianchetti alla chitarra acustica, Achille Succi ai clarinetti e Carlo Alberto Carnevali batteria e percussioni. Non mi soffermo sulla filosofia dell’etichetta per la quale vi rimando al sito della stessa che vi consiglio di visitare e concentro le mie osservazione su quella che io ritengo una delle più riuscite produzioni musicali fin qui ascoltate in questo 2012. I protagonisti operano su dieci composizioni originali scritte appositamente per l’ensemble da Alessandro Fedrigo che per la stessa etichetta ha già realizzato l’album Solitario, potete leggerne la recensione qui. Ci si ritrova così ad ascoltare  raffinate partiture che sembrano accostare l’espressività rarefatta della musica da camera ad una dialettica jazz. Sono composizioni caratterizzate  da quelle che l’autore chiama strutture intervallari: una successione di micro-episodi cangianti per dinamiche e ambient. Ne sono un esempio “Protone” dalle geometrie spigolose, dalle sonorità ricercate e dall’interazione nervosa oppure “Space Jazz Astro Bop” con le sue intersezioni bop e i veloci svolgimenti. E ancora “Il Cerchio” dalle linee melodiche sinuose e toccanti così ben tracciate da Succi al clarinetto. Ci sono poi composizioni dalle strutture più coerenti, seppure articolate,  come l’iniziale “Daltonica Notte” suggestiva ed eterea nell’intro, armoniosa nel suo divenire reale e definita. C’è una notevole attenzione all’estetica musicale in questo lavoro  così come un continuo riferirsi al jazz che trova sublimazione nei due brani “Sim Gun” e “Bipede” dedicate rispettivamente a Charles Mingus e a Charlie Parker. Fluida e snella la prima, struggente e nostalgica la seconda, intrisa di una melodia che contiene tutte le note della “Anthropology” del grande sassofonista. Chiude le selezioni “Il compositore compone” a metà tra classica e avanguardia. Un lavoro questo del Quartetto Terrestre frutto di un’attività di ricerca operata in primo luogo da Fedrigo in sede di composizione e poi da tutto il gruppo durante la realizzazione del progetto. Quattro musicisti la cui caratura tecnica ed  espressiva è già ampiamente nota e che in quest’ambito si mostrano particolarmente ispirati ed in ideale sinergia come ci si può rendere conto andando ad ascoltare tutti i brani sul sito nusica.org. Da lì è possibile eseguirne anche il download in modo assolutamente legale, leggerne le partiture ed acquistarne il cd. Tutto questo è nusica.org, una risorsa imprescindibile per la musica di qualità.


Giuseppe Mavilla




 

mercoledì 16 maggio 2012

History of Jazz in Reverse

Fab Trio

Tum Records

 
 
Risalgono al 13 dicembre del 2005 le registrazioni degli otto brani contenuti in questo cd del Fab Trio composto da Billy Bang al violino, Joe Fonda al contrabbasso e Barry Altschul alla batteria. A distanza di sei anni queste incisioni sono diventate una produzione discografica ad opera della finlandese Tum che ne ha curato la pubblicazione sul finire dello scorso anno a circa sei mesi dalla morte dello stesso Bang. Una pubblicazione curata anche nella confezione con accluso un libretto che reca il ricordo degli amici Fonda e Altchul, le note di Bill Shoemaker e varie foto. Testimonianze di affetto e stima per il violonista sopravissuto alla guerra in Vietnam e alle inevitabili conseguenze psicologiche di una tale esperienza. Ma il soldato di fanteria, William Walker, questo il suo vero nome, non è riuscito ha combattere contro il male spietato che lo ha colpito negli anni seguenti a quella triste esperienza. Questo cd ci consente di riascoltarlo all’interno di un trio che celebra l’improvvisazione nella sua sfaccettatura più passionale e libera da ogni schema. I tre musicisti dialogono in perfetta sinergia regalando trame sonore in cui l’essenza interattiva viene sublimata dalle grandi capacità strumentali e interpretative che Bang, Fonda e Altchul sfoderano con grande partecipazione e rare doti stilistiche. Dall’articolato e dilungato “Homeward Bound” che apre le selezioni fino alla conclusiva “From The Waters of New Orleans” è un susseguirsi ininterrotto di episodi straordinaramente coinvolgenti densi di ritmo ma anche di liricità come l’omaggio in “Bea” alla signora Beatrice Rivers, moglie del sassofonista Sam Rivers a ricordo delle frequentazioni degli anni d’oro del free: poco più di cinque minuti di tenera introspenzione espressa con raffinata delicatezza da Bang al violino. E ancora l’inusuale ripresa della notissima “Chan Chan” del mai dimenticato Company Segundo e la composizione a sola firma di Bang “One for Don Cherry” dedicata ad al grande trobettista. Questi brani inframezzati alle composizioni estemporanee create da i tre cesellano I tratti una produzione altamente consigliata.


mercoledì 2 maggio 2012

Frog Leg Logic


Marty Ehrlich’s Rites Quartet

 Clean Feed Records


Il sassofonista Marty Ehrlich e il quartetto Rites, con James Zollar alla tromba, Hank Roberts al violoncello e Michael Sarin alla batteria. Una formazione identica per struttura a quella che il sassofonista Julius Hemphill impiegò per il suo Dogon A.D. vera pietra miliare della discografia jazz di tutti I tempi di recente ristampata e qui già recensita. Quella di Ehrlich è una produzione che brilla di luce propria e si scopre densa di essenze sonore on the road. Una produzione vissuta con pathos dall’intero quartetto per nulla in debito con il glorioso riferimento. Sette composizioni originali firmate dal sassofonista americano vero fulcro creativo del quartetto. Si inizia con il riff funky del brano che da il titolo al cd ben presto inglobato nelle geometrie free bop che il quartetto traccia con intenso vigore. Poi una struggente melodia introduce “Ballad” un blues viscerale e variegato nei ritmi. Si va avanti con le libere e cameristiche interazioni di “Walk Along The Way” e gli umori andini di “Solance” episodio di grande suggestione e di apertura verso orizzonti prettamente world con Ehlrich al flauto a dispensare fraseggi di rara raffinatezza e introspenzione in alternanza con la tromba di Zollar. La sezione ritmica con Roberts e Sarin completa il riuscito e variegato mosaico con il primo a raffozzare, quando impugna l’archetto, la sfaccettatura lirica e cameristica del combo e con il secondo ad imprimere un groove impetuoso agli episodi ritmicamente più incalzanti come la conclusiva “The Gravedigger’s Respite”.